Un percorso fatto di passione e crescita costante: Alessandro Mamprin, figura di riferimento del Pro Team femminile JBA, oggi è uno dei coach della Nazionale Italiana di beach volley giovanile.
Un traguardo importante che arriva dopo anni di lavoro quotidiano sulla sabbia della CMB Arena, costruendo con dedizione e visione il talento delle nuove generazioni. In questa intervista ci racconta il passaggio dal mondo JBA alla maglia azzurra, cosa è cambiato nella sua routine e cosa significa oggi lavorare per preparare le future stelle del beach volley italiano.
1. Da guida tecnica del pro team femminile JBA a coach della Nazionale italiana di beach volley giovanile. Cosa è cambiato nella tua routine quotidiana?
Il cambiamento è stato significativo, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione dei programmi di allenamento e l’intensità del lavoro durante i collegiali. Lavoriamo principalmente a blocchi di 10-15 giorni: iniziamo con qualche giorno di soli allenamenti, per poi concludere il ciclo partecipando a tappe nazionali o, in alcuni casi, a competizioni internazionali. Durante i collegiali sono davvero rari i momenti in cui noi dello staff non ci ritroviamo a tavolino per preparare sedute, confrontarci su aspetti tecnici o discutere di programmazione. Siamo un bel gruppo di lavoro, per cui anche le riunioni sono momenti piacevoli e di grande crescita. Personalmente, per me è fondamentale assorbire quante più nozioni possibili da Emanuele e Paolo, che fanno parte della Nazionale già da molti anni.
2. Giugno è stato un mese molto intenso per le Nazionali giovanili. Puoi riassumerci i punti salienti del vostro percorso?
Certo! Nella prima parte di giugno abbiamo organizzato dei collegiali tra Tirrenia e Formia, durante i quali abbiamo iniziato a visionare le atlete per formare le tre coppie femminili e tre maschili (ancora entrambe non definitive e) che costituiranno il Club Italia di beach volley: si tratta di un nuovo progetto estivo che terminerà con i Campionati Europei U18, in programma in Calabria dall’11 al 14 settembre.
Queste prime coppie, dopo una fase di allenamento a Cellatica, hanno preso parte alla tappa nazionale di Ravenna, concludendo così il primo ciclo di lavoro. A breve inizierà un nuovo blocco che terminerà con la tappa nazionale di Maccarese.
Nel frattempo, due coppie maschili e una femminile Under 20 hanno partecipato al torneo WEVZA dal 4 al 6 luglio a Lorca, in Spagna: anche questa una novità di quest’anno, perché si tratta di un torneo di qualificazione zonale della parte ovest dell’Europa, dove le prime due classificate ottengono il pass diretto per gli Europei di categoria. Le coppie maschili hanno chiuso al 2° e 3° posto, mentre la femminile si è classificata 4ª: ottimi piazzamenti per tutte e tre le coppie!
3. Hai avuto modo di vedere numerose coppie straniere. Hai notato differenze di impostazione rispetto alla “scuola italiana”?
Ogni nazione ha uno stile di gioco che riflette la propria cultura sportiva e le metodologie di allenamento locali. Non tutte le nazioni puntano a sviluppare il gioco evoluto che vediamo oggi ai massimi livelli, con quindi la nuova idea dell’alzatore-attaccante; la maggior parte preferisce un gioco semplice, ordinato, senza attacchi di seconda o accelerazioni per togliere tempo a muro-difesa, cosa che invece in Italia si sta provando a mettere in pratica.
4. Un consiglio che vuoi dare a tutti i ragazzi e le ragazze che aspirano a vestire la maglia della Nazionale di beach volley?
Il mio consiglio è: credeteci fino in fondo. Indossare la maglia della Nazionale deve esse un obiettivo di tutti i piccoli beachers che iniziano ad approcciarsi a questo sport, serve costanza, sacrificio e grande passione. Non basta il talento: bisogna saper relazionarsi con il compagno, imparare ad uscire dai momenti di difficoltà quando si è sotto pressione, e soprattutto, non abbiate paura di uscire dalla vostra zona di comfort: è proprio lì che avviene la crescita vera per provare a raggiungere quell’obiettivo tanto ambito.